La narrazione di Inside Man scorre su un doppio binario: una trama è ambientata in una prigione americana dove Grieff, un criminologo uxoricida in attesa di esecuzione, accetta di aiutare chi gli chiede di risolvere casi di sparizione.
Accanto a lui un assassino seriale insanamente gioviale con memoria eidetica (il Dillon di Atkins Estimond) che gli fa da segretario e telecamera umana. L’altra parte si svolge nel Regno Unito, dove il parroco protestante Hary (David Tennant) con un figlio adolescente (Ben, Louis Oliver) si ritrova in una situazione impossibile quando la donna che dà ripetizione al ragazzo, Janice (Dolly Wells) lo scambia per un pedofilo. Il prete, preso dal panico, la rinchiude in cantina e cerca un modo per uscirne. Le quattro puntate di Inside Man rimbalzano da un luogo all’altra, da Grieff a Harry, da Tucci a Tennant.
Sono entrambi molto bravi: il primo gioca a fare un po’ Sherlock Holmes un po’ Hannibal Lecter, il secondo far perdere la pazienza con abnegazione e rara efficacia grazie alle sue scelte avventate e polarizzate, motivate dall’ossessione di proteggere il figlio ma anche di preservare la sua aura di buon pastore. Per il pubblico inglese, tuttavia, la vera star è Dolly Wells (già in Dracula, sempre di Moffat, sempre su Netflix) nei panni della vittima sanguinante e terrorizzata ma anche manipolatrice e diabolicamente scaltra.
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Allora ...è una miniserie (4 episodi) .... è molto probabile che qualcuno non condividerà il voto, dato che si tratta di un prodotto molto partiolare...
...a me però è piaciuta tanto, disseminata di alcune svolte assurde e di momenti di ilarità macabra direi è comunque capace di tenerti sulle spine ed attaccato al monitor ...senza scendere mai nella banalità (magari nell'assurdità si) .... bho ... 7 forse 7+... a voi l'ardua sentenza