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Anno: 2013
Durata: 110 min.
Genere: Drammatico
Regia: Gabriele Salvatores
Cita:
In un povero villaggio in Transnistria (nella Moldavia Orientale), il giovane Kolima cresce in simbiosi con l'amico Gagarin, sotto l'attenta supervisione del nonno (e capo della comunità siberiana), che insegna loro come la vita debba essere affrontata nel rispetto di rigide regole. I due giovani, in compagnia di altri due ragazzi facenti parte della compagnia, apprendono così l'importanza dei tatuaggi, del rispetto nei confronti dei deboli e del disprezzo di alcune categorie sociali (come polizia, banchieri, spacciatori ed usurai). La vita sembra procedere "tranquilla" ma, un giorno, durante un furto organizzato dai ragazzini ai danni dell'esercito russo, Gagarin viene catturato e condannato a 7 anni di galera...
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Uno spaccato della vita pre e post comunista, dal punto di vista di chi in quel mondo ci viveva.
Una nazione piena di contraddizioni, ma soprattutto di "popoli", ognuno dei quali con le proprie regole.
Il popolo in questione è quello siberiano, che mantiene le proprie tradizioni all'interno di un sistema dove in un primo tempo comanda l'esercito e dove poi comandano i soldi.
Soldi che vengono visti come disonore, che non devono mai entrare in casa... Tradizioni che sono alla base di una cultura, per quanto a noi lontana, per quanto isolata dal resto del mondo.
Cultura della violenza, ma mai gratutita. Violenza verso l'oppressore, verso lo spacciatore, violenza per sopravvivere.
Violenza a favore dei "mandati da D1o", persone che non possono difendersi da soli.
Cultura del rispetto patriarcale, del rispetto verso il capo (Jhon Malkovich). Rispetto verso la M4donna: "La madre", che guida la mano di chi tatua, di chi scrive una storia sulla pelle.
Un film diverso, freddo come il clima siberiano, dove la tradizione ed il rispetto delle regole vengono instillate sin da piccolissimo. Grazie alle quali si sacrifica perfino l'amicizia più profonda.
Sicuramente si nota la mano di Gabriele Salvatores dentro questo film.Una mano a mio avviso imparziale, che non si rifà agli stereotipi del comunismo o del liberalismo, ma che li guarda dal punto più basso.Quello di chi li ha vissuti in primo piano.
Quello delle persone.