Mirta Merlino e Belzebù si recarono in India, terra nota per la Samosa, il Pollo Tandoori e le teste di lucertola fritte. Durante il tragitto incontrarono le "anime del purgatorio", ma non quello di Dante, bensì quelle del casello autostradale di Busto Arsizio. Si accodarono in fila indiana come il resto degli autisti, bestemmiando, strombazzando il clacson ed ascoltando Radio Maria. Andavano talmente piano che qualcuno scese e calciò un pallone, facendo nascere una partita in segno di disprezzo per le lunghe attese, creando il torneo scapoli contro coppie di fatto, ma nessuno era intenzionato a partecipare. Verso le 14.30 Belzebù, innervosito per il caldo, prese iniziativa. Caricò sulle sue spalle la Mirta, mise in un sacco di juta un marraccio, beni di prima necessità e cominciò a camminare. Dato che l'India distava qualche migliaia di chilometri, a occhio e croce 8.000, considerarono l'idea di prendere un Boeing 747 a noleggio e si diressero verso il Tempio di Meenakshi, impiegando circa 9 ore. All'atteraggio vennero accolti dal caldo ventoso del Niño profumoso di cardamomo e si eccitarono al pensiero di poter finalmente fare una bella sauna bollente alle terme di Sundareswarar. Per l'occasione acquistarono una lozione balsamica al mentolo, delle babbucce in Kashmir, ed una copia del manuale delle giovani marmotte. La perfetta combinazione di oggetti da portare nell'ambiente delle lanterne rosse, dove li aspettava Augusto Minzolini, completamente nudo, ma con la bibbia nei palmi delle mani e il
_________________ ......"Solo perché non capite certe cose non significa che siano sbagliate"......
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